La centoduesima rima
Un giardino incantato
Nel componimento ci sono due grandi temi: la raccolta dei fiori e la fragilità della bellezza, con l’invito a cogliere le rose della vita, esortazione carissima a molti poeti, tra i quali Lorenzo il Magnifico. La ballata è in endecasillabi con stanze rimate ABABBX e ripresa XX.
Rime CII |
Parafrasi |
I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino. Erano intorno vïolette e gigli fra l’erba verde, e vaghi fior novelli, 5 azzurri, gialli, candidi e vermigli: ond’io porsi la mano a côr di quelli per adornare e mie biondi capelli, e cinger di grillanda el vago crino. Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo, 10 vidi le rose, e non pur d’un colore; io colsi allor per empier tutto el grembo, perch’era sì soave el loro odore che tutto mi senti’ destar el core di dolce voglia e d’un piacer divino. 15 I’ posi mente quelle rose allora: mai non vi potrei dir quanto eron belle! Quale scoppiava dalla boccia ancora quale eron un po’ passe e qual novelle. Amor mi disse allor: “Va’ co’ di quelle 20 che più vedi fiorire in sullo spino”. Quando la rosa ogni sua foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita, allora è buona a mettere in ghirlande, prima che suo bellezza sia fuggita. 25 Sì che, fanciulle, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino. |
Un bel mattino a metà maggio, fanciulle, mi trovai in un verde giardino.
Tutto intorno, fra l'erba verde, c’erano violette e gigli, graziosi fiori appena sbocciati, azzurri, gialli, bianchi e rossi: e io tesi la mano per raccoglierne qualcuno per adornare i miei capelli biondi e per legare con una ghirlanda la mia bella chioma. Dopo che ebbi riempito di fiori un angolo del vestito, vidi rose di diversi colori; allora ne colsi da riempire tutto il ventre, perché il loro profumo era così buono che mi sentii vibrare tutto il cuore da un dolce desiderio e un piacere divino. Io mi misi a guardare attentamente quelle rose: non potrei mai dirvi quanto fossero belle! Qualcuna stava ancora sbocciando, alcune erano un po’ appassite, altre appena fiorite. Amore allora mi disse: "Vai a raccogliere quelle che vedi più fiorite sui gambi". Quando la rosa apre tutti i suoi petali, quando è più bella, quando è più preziosa, allora è adatta per fare le ghirlande, prima che la sua bellezza sfiorisca. E perciò, fanciulle, raccogliamo la bella rosa del giardino mentre è al massimo del suo splendore. |
Commento
In questa ballata una fanciulla esprime ciò che ha provato una mattina di maggio, mentre si trovava in un giardino. Le immagini utilizzate dall’autore sono un esempio dell'ideale di bellezza perfetta a cui miravano gli Umanisti.
Il componimento, chiaramente allegorico, descrive una visione di Amore che invita a godere la giovinezza in quanto troppo fugace; un invito espresso con straordinaria freschezza e purezza, anche per la meravigliosa cornice dell’ambiente naturale: il verde giardino fiorito dove è sempre primavera. Il verde degli alberi, il colore dei fiori, il cielo azzurro fanno infatti da scenario al racconto della fanciulla.
L'esortazione del poeta, celata nell'io narrante femminile che si rivolge con grazia e spontaneità alle compagne, è quello di cogliere la rosa soave quando è al massimo del suo splendore, prima che la sua bellezza sia irrimediabilmente fuggita.
In particolare, le prime due strofe descrivono la fanciulla che racconta alle amiche le sensazioni vissute nel giardino fiorito di primavera. La terza strofa ha carattere riflessivo ed esprime simbolicamente le gioie della vita e dell'amore che la fanciulla vuole cogliere. L'ultima strofa contiene l'invito che ella rivolge alle compagne, lo stesso che ha avuto da Amore: cogliere la rosa (che simboleggia la bellezza) nel momento di maggiore splendore, perché la giovinezza è breve e destinata a sfiorire.
Per quanto riguarda l’ambientazione, la descrizione poetica dello spazio presenta le caratteristiche del luogo ameno (il locus amoenus dei poeti classici), in cui gli elementi della natura (verde giardino, violette, gigli, fior' novell azzurri, gialli, candidi e vermigli... rose, e non pur d'un colore) accolgono l'uomo e lo invitano a godere i piaceri della vita. Questa concezione edonistica, cioè di un puro e innocente abbandono ai piaceri, si vela di malinconia, perché il tempo è fugace e le cose belle sono fuggevoli; di qui l'invito del poeta a godere di esse prima che si dissolvano.
In questa ballata una fanciulla esprime ciò che ha provato una mattina di maggio, mentre si trovava in un giardino. Le immagini utilizzate dall’autore sono un esempio dell'ideale di bellezza perfetta a cui miravano gli Umanisti.
Il componimento, chiaramente allegorico, descrive una visione di Amore che invita a godere la giovinezza in quanto troppo fugace; un invito espresso con straordinaria freschezza e purezza, anche per la meravigliosa cornice dell’ambiente naturale: il verde giardino fiorito dove è sempre primavera. Il verde degli alberi, il colore dei fiori, il cielo azzurro fanno infatti da scenario al racconto della fanciulla.
L'esortazione del poeta, celata nell'io narrante femminile che si rivolge con grazia e spontaneità alle compagne, è quello di cogliere la rosa soave quando è al massimo del suo splendore, prima che la sua bellezza sia irrimediabilmente fuggita.
In particolare, le prime due strofe descrivono la fanciulla che racconta alle amiche le sensazioni vissute nel giardino fiorito di primavera. La terza strofa ha carattere riflessivo ed esprime simbolicamente le gioie della vita e dell'amore che la fanciulla vuole cogliere. L'ultima strofa contiene l'invito che ella rivolge alle compagne, lo stesso che ha avuto da Amore: cogliere la rosa (che simboleggia la bellezza) nel momento di maggiore splendore, perché la giovinezza è breve e destinata a sfiorire.
Per quanto riguarda l’ambientazione, la descrizione poetica dello spazio presenta le caratteristiche del luogo ameno (il locus amoenus dei poeti classici), in cui gli elementi della natura (verde giardino, violette, gigli, fior' novell azzurri, gialli, candidi e vermigli... rose, e non pur d'un colore) accolgono l'uomo e lo invitano a godere i piaceri della vita. Questa concezione edonistica, cioè di un puro e innocente abbandono ai piaceri, si vela di malinconia, perché il tempo è fugace e le cose belle sono fuggevoli; di qui l'invito del poeta a godere di esse prima che si dissolvano.